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Argilla animata



Ogni  “Figura Femminile” rappresenta l’eleganza e la spiritualità della donna, proposta in soluzioni plastico-espressive che sono il risultato di anni di ricerca, studi e lavoro quotidiano.

L’argilla inanimata, trasformata in terracotta dopo la cottura, viene rivestita con una patina a freddo a base di terre-ombre miscelate.

Tutta la mia ricerca plastico-espressiva si basa su tre motivi conduttori:
la figura femminile, la maternità, la coppia.

Filippo Romano


Il fanciullo ceramista di Caltagirone.



Quando l’arte scorre nel sangue, quando si nasce e si vive in un carruggio di Caltagirone, dove la tristezza e il buio dominano intorno, concentrano i pensieri dell’uomo e le ansie, le ambizioni e le sensibilità macerano l’animo come un male incurabile, può accadere che l’arte possa sgorgare fra le piccole e fragili mani di un fanciullo. Nessun prodigio, ma una carica congenita di sensazioni ed immagini che confluiscono in un piccolo cuore predisposto dalla natura a grandi palpiti. Questo mi sembra il caso del piccolo Filippo Romano.

Mi accorsi di questo ragazzo, l’altro giorno, per caso, quando domandai il prezzo di una statuina che mi piaceva. Gaetano disse: “costa mille lire, meno delle altre, perché questa è stata fatta da questo ragazzo”. Così seppi chi era quel fanciullo, che era suo figlio, che si chiamava Filippo e che non frequentava la bottega per comprare le sigarette al padre o per portare a domicilio i pezzi venduti. Immediatamente quella piccola figura si trasformò al mio sguardo. E, mentre prima avevo accarezzato quel visetto con paterna benevolenza, sentii subito quel preoccupato distacco che ci fa guardare una persona adulta in cui si cercano di scoprire carattere e qualità, difetti e pregi.

Filippo Romano, da quel giorno mi apparve come il capolavoro plastico di quella bottega, dotato di un’infinita dolcezza artistica della fantasia che aleggia in quell’ambiente fatto di figure originali, l’una diversa dall’altra, perché plasmate a mano.
Confesso che, più d’una volta, sono stato tentato di spingere Filippo ai giochi dei suoi coetanei, di consigliare al padre di imporre al figlio un’esistenza diversa e più adatta ai ragazzi, che debbono vivere all’aria aperta, alla luce e fra i giochi più chiassosi; ma ho frenato subito il mio impulso per quell’ansia di trovare i suoi pezzi sempre più belli e più espressivi.
Filippo è nato con quel destino. L’arte è assolutista nelle pretese; essa, a volte, disgrega le fibre umane per alimentare lo spirito dell’artista. In questo caso ha preteso il prezzo di quei giovani anni, sta cancellando la esigenza dei giochi spensierati, per sostituire quella meravigliosa galleria di immagine che, ogni giorno sempre di più, escono dalla bottega di Romano.


Salvatore Cosentino, gennaio 1970. da Dice lo speziale: Diario Siciliano (Edizioni Sipiel, Milano 1977).